Antonio Bartoli
Cinematographer
La nostra storia si intreccia negli anni universitari. Gli insegnamenti di Antropologia dell’Università di Siena avevano attivato un laboratorio audiovisivi a disposizione degli studenti. Ci siamo conosciuti lì, con una telecamera in spalla, il registratore U-matic a tracolla e un mezzo fucile Sennheiser, e con quelli abbiamo iniziato a sperimentare le tecniche di ripresa, a registrare le interviste, a provare a guardare il mondo attraverso il mirino di una macchina da presa.
Dopo la laurea, Silvia inizia a lavorare come giornalista televisiva in un’emittente regionale. Le dotazioni tecniche sono poche e spartane, ma sufficienti per approfondire altri aspetti: lavorare con una troupe Eng e imparare a cavarsela in ogni situazione, il montaggio dei servizi, la diretta, la regia. Altro uso del tempo, e altro uso della sensibilità e dell’intelligenza visiva.
Intanto, per interesse personale, Antonio cambia le nostre Pentax per una Leica: scopriamo solo allora veramente quanto la profondità di campo, la morbidezza o l’incisività di un obiettivo influiscano sulla qualità della rappresentazione, se non – piuttosto – sul modo di produrla.
Capita poi, fortunata, l’occasione. Pietro Cataldi e Romano Luperini ci propongono di realizzare un numero di prova della collana “Le idee e le immagini”, da loro diretta e prodotta dall’Editore Palumbo per le scuole superiori. L’esperimento riesce, e negli anni realizziamo numerosi titoli sui protagonisti della letteratura e della cultura del nostro tempo.
Silvia Folchi
Editor & Colorist
Nasce la nostra casa di produzione, Videodocumentazioni, con cui partecipiamo alla realizzazione di alcuni esperimenti interessanti: i film monografici per alcuni musei del territorio (Museo della mezzadria di Buonconvento, Stanze della memoria di Siena e altri); documentari di Storia della medicina (sull’Ospedale psichiatrico, sulle collezioni dei Musei scientifici, sugli antichi ospedali della Toscana, sui mestieri legati al mondo della scienza). Partecipiamo, per alcuni anni, alla produzione delle immagini internazionali per il Palio di Siena, sia come responsabili tecnici del service che come assistente alla regia (Silvia).
Nel frattempo, cerchiamo di migliorare la qualità fotografica che le attrezzature, sia professionali che broadcast, mettono a disposizione, e che riteniamo insoddisfacente quanto a possibilità espressive: troppo piatte, troppo ‘corrette’. La svolta avviene con l’acquisto della tecnologia 35mm e con l’uso del Raw. Dobbiamo reinventarci il flusso di lavoro, ma scopriamo che possiamo ritrovare la stessa capacità espressiva che abbiamo coltivato a parte, con la fotografia. Usiamo sulla nostra Sony F55 gli stessi obiettivi Leica sottratti alle fotocamere, e ritroviamo, anche lavorando, il piacere di fotografare.
Nell’ottobre 2018 partecipiamo con un nostro lavoro sul Palio al quinto Congresso della World Association for Cultural Psichiatry alla Columbia University di New York. E così siamo tornati daccapo all’antropologia.